Roma Costruzioni al festival sulla mobilità elettrica: tra vantaggi e difficoltà in Sicilia

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Il nostro futuro risiede nella mobilità elettrica.

Professionisti ed esperti a confronto in occasione della terza edizione dell’ “e_Mobility Festival” a Milano, un evento nazionale che ha visto anche la presenza della Roma Costruzioni srl, l’azienda gelese guidata dal geometra Giuseppe Romano che, da ben venticinque anni, opera nel settore dei Servizi di Igiene Ambientale e delle bonifiche di aree con asportazione dei rifiuti e il conferimento degli stessi presso discariche autorizzate.

Incontri e dibattiti su un tema importante e che coinvolge tutti, pubblico e privati.

L’orientamento della produzione verte verso la mobilità elettrica, una mobilità articolata, per quanto ci riguarda, che va dalla bicicletta al treno, dalle quattro ruote agli autobus. Un cambiamento epocale, così è stata etichettata dai presenti questa nuova visione della società, che potrebbe interessare tutti nei prossimi anni.

Diversi i relatori che hanno acceso importanti spunti di riflessione sulla tematica, alternandosi dalla mattina al pomeriggio nell’auditorium Testori del prestigioso Palazzo Lombardia. Tra questi anche l’ingegner Graziano Scontrino della Roma Costruzioni srl e lì in rappresentanza della ditta, ma anche di Cisambiente Confindustria e Ciclat Trasporti ambiente.

       

Scontrino ha relazionato sulla transizione energetica per le aziende che si occupano di servizi per l’ambiente, portando l’esperienza della Roma Costruzioni nei Comuni in cui opera (insieme a Ciclat presso i territori di Noto, Naro e Ficarazzi e insieme alla stessa Ciclat e in partnership con altre aziende presso i territori di Augusta e Ragusa).

La ditta ha seguito nel tempo i cambiamenti, favorendoli e perseguendo importanti risultati sia nel contenimento dell’impatto ambientale sia per l’efficienza del servizio, dotandosi di tutta una serie di certificazioni. L’azienda gelese per gli appalti in Sicilia adopera quindici autocarri tre assi (autocompattatori o lift) per trasporto rifiuti, quarantacinque autocarri a 75 quintali per la raccolta dei rifiuti e sette autospazzatrici. Il 63% di questo parco-mezzi ha un livello di emissioni Euro 5 o superiore.

“Il primo cenno che voglio darvi è quello relativo ai Criteri Ambientali Minimi – ha affermato Scontrino nel corso del suo intervento – il principio di economicità può essere subordinato alla tutela della salute, dell’ambiente e alla produzione dello sviluppo sostenibile. Dalle norme vigenti è previsto che le prestazioni, esplicitate dai criteri di gara, devono trovare un corrispettivo nel prezzo a base d’asta e in quello di aggiudicazione.

E qui sorge il problema principale, perché non sempre, purtroppo, ciò accade, sia per esigenze di contenimento della spesa sia per scarsa attenzione e conoscenza dell’argomento. Ciò non favorisce l’adozione di politiche di contenimento ambientale. I criteri prevedono l’utilizzo per la raccolta dei rifiuti di automezzi con motorizzazione non inferiore a Euro 5 o elettrici, ibridi o alimentati a metano o gpl, in numero pari almeno al 30% di quelli utilizzati, ma non sempre le stazioni appaltanti sono così attente a queste disposizioni”.

Proseguendo nella sua relazione, l’ingegnere Scontrino ha mostrato anche un confronto fra i diversi mezzi per valutare la soglia di convenienza degli uni rispetti agli altri, notando che tra una spazzatrice a motore endotermico e una a motore elettrico con batterie tradizionali si raggiunge un pareggio dei costi di investimento già al secondo anno di appalto; quando si utilizzano invece batterie al litio, leggermente più costose, il pareggio si raggiunge al terzo anno.

L’impiego di questi mezzi è anche subordinato alla durata dell’affidamento: se è sufficiente, l’appaltatore sarà invogliato ad adoperarli; diversamente, ne sarà scoraggiato.

“Nella gestione di un autocarro per la raccolta dei rifiuti con motore elettrico – ha continuato Scontrino – non si registra nessun impatto ambientale sulle emissioni”. La Sicilia, purtroppo, in tal senso ha ancora diversi passi da compiere. Uno fra i primi dovrebbe essere quello di risolvere le condizioni che ostacolano l’utilizzo di questi mezzi, quali la durata dell’appalto, la conformazione urbanistica, vale a dire la morfologia del territorio, perché spesso la viabilità orienta la scelta dei veicoli da impiegare, la disponibilità di un autoparco e di una rete di assistenza adeguata e, in ultimo, l’attitudine al cambiamento, che non sempre è favorevole.

Presenti diverse personalità di spicco al convegno. Fra questi il Viceministro Buffagni, che ha preso parte al dibattito con un suo intervento. “La politica vuole andare in questa direzione – ha affermato – ma dobbiamo essere consapevoli che ad ogni azione corrisponde una reazione. Non dimentichiamo che queste transizioni avranno dei costi, dobbiamo sapere che avremo morti e feriti sul campo in tutti i settori. Ecco perché è necessario capire come portare avanti a trecentosessanta gradi questo processo di mobilità elettrica, senza dimenticare la forza-lavoro.

Serve un piano complessivo della situazione – ha proseguito Buffagni – è un tema su cui bisogna dibattere a lungo. Qual è l’Italia del 2030 che vogliamo? Sicuramente, un Paese che deve costruire una strategia di intervento che deve coinvolgere tutti, sapendo che sarà comunque un cambiamento che avrà dei costi e delle conseguenze che influiranno sulla nostra vita quotidiana. Dobbiamo capire insieme come raddrizzare questo percorso: non bastano il sacchettino biodegradabile al supermercato né le borracce. Bisogna fare sistema come Paese.

Da parte nostra c’è la massima disponibilità all’ascolto e bisogna agire nell’ottica della condivisione. Non limitiamoci al plastic free – ha poi concluso – dobbiamo essere capaci di supportare le aziende e i lavoratori in questa transizione”.

A seguire un buffet e la visita panoramica nel Palazzo Lombardia, sede dell’evento